Sabato, Settimana della VIII Domenica dopo Pentecoste
Nm 10, 1-10; Sal 96; 1Ts 4, 15-18; Mt 24, 27-33
«Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: “Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?”. E si scandalizzavano per causa sua». (Mt 13,54-57a)
Come mai lo stupore dei nazaretani si trasforma in scandalo? Solitamente ci si stupisce di fronte a qualcosa di inatteso, o di fronte a ciò che è bello, o che non si conosce, o che ci supera… Gli abitanti di Nazaret si sono stupiti della sapienza di Gesù e il loro stupore non sfocia in ammirazione e accoglienza, ma diventa motivo di scandalo. Perché? Certamente agisce l’invidia, la gelosia, ma ancor più profondamente l’ostacolo – lo scandalo, appunto – è la rigidità del giudizio su Gesù: è uno di noi, non può essere diverso da noi. La realtà va sempre “ascoltata”: è sempre in parte esuberante rispetto alle nostre regole mentali; soprattutto è sempre abitata anche dal mistero di Dio. Qui si trattava del mistero di Dio in persona!
Preghiamo col Salmo
Una luce è spuntata per il giusto,
una gioia per i retti di cuore.
Gioite, giusti, nel Signore,
della sua santità celebrate il ricordo.