Martedì, Settimana della II Domenica di Pasqua


At 3,1-8; Sal 102(103); Gv 1,43-51

«Filippo gli rispose: “Vieni e vedi”». (Gv 1,46)

Nella prima lettura di oggi c’è, fondamentalmente, un incontro di sguardi. Lo storpio cerca l’elemosina, ciò che gli permette di sopravvivere. Nel “nome di Gesù”, invece, riceve un’eccedenza inaspettata che lo porterà a cammi­nare, saltare e lodare Dio. Altro che “venire portato” per supplicare delle creature! Anche Natanaele sembra uno che sa di cosa ha bisogno. Ha i suoi criteri e le sue cer­tezze: «Da Nazareth può mai venire qualcosa di buo ­no?». Filippo, che non si sente obbligato a convincere, risponde con libertà: «vieni e vedi». A Natanaele, allora, accade quell’esperienza di fondamentale di essere e sentirsi profondamente conosciuto.
Quando, qualcuno, puntando gli occhi su di me, mi sa leggere ed interpretare «fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discernere i sentimenti e i pen­sieri del cuore» (Eb 4,12)?
Questo sguardo non oppri­me ma dà vita, una vita nuova nella quale possiamo camminare, saltare e lodare Dio.

 

Preghiamo

Benedici il Signore, anima mia.
Quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici.

(dal salmo 102)

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