Sabato, Settimana della IV Domenica di Pasqua

At 11, 27-30; Sal 132 (133); 1Cor 12,27-31; 14,1a; Gv 7,32-36

«Gesù disse: “Ancora per poco tempo sono con voi; poi vado da colui che mi ha mandato. Voi mi cercherete e non mi troverete; e dove sono io, voi non potete venire”». (Gv 7, 33-34)

I capi del popolo diffidano di Gesù e non gradiscono la simpatia di cui gode tra la gente. È considerato una minaccia, un ostacolo, un fastidio da eliminare. Gesù scuote le coscienze delle persone, sovverte le strategie di chi detiene il potere. È scomodo. Per questo è necessario sbarazzarsene o, comunque, tenerlo sotto controllo. Ma Gesù sfugge a questi sotterfugi e si libera da chi pensa di strumentalizzarlo.
Non si può, infatti, cercare Dio per soddisfare un nostro bisogno religioso, per rispondere ad una domanda a cui non troviamo una soluzione o per risolvere un problema disperato. Non si può “usare” di Dio per le nostre idee, il nostro potere o le nostre necessità. Se lo si cerca per questo non lo si troverà mai; al limite si costruirà un idolo o si farà di lui un fantoccio. Il nome di Dio non può mai essere usato per giustificare una violenza o per dare ragione ad un fondamentalismo. Lì Dio non c’è: è altrove. Ed altrove va cercato. Se queste sono le ragioni che muovono la ricerca di Dio, stiamone certi, non giungeremo mai dove lui si trova.

 

Preghiamo

Insegnaci, Signore, ad accoglierti senza strumentalizzarti,
a cercarti senza possederti.
Dacci la forza di seguirti con docilità,
per farci condurre dove vuoi tu.

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