V Domenica di Pasqua
At 7,2-8.11-12a.17.20-22.30-34.36-42a.44-48a.51-54; Sal 117(118); 1Cor 2,6-12; Gv 17,1b-11
«Siano una sola cosa, come noi». (Gv 17,11)
Là dove Gesù sta per andare, i giudei increduli non potranno recarsi. I discepoli, invece, solo “per un po’”, prima di essere a lui riuniti. Egli prepara loro un posto e nessuno potrà sottrarglielo, mai.
Nel brano di oggi il Figlio alza lo sguardo e si rivolge al Padre. Lascia però la porta aperta, e noi assistiamo ed ascoltiamo le sue parole. Gesù non è geloso del proprio rapporto col Padre. Anche a noi dice: «Venite e vedete». Ci fa sedere in mezzo a loro due e noi possiamo, nello Spirito, vedere l’invisibile. Quello Spirito, che ci fa conoscere i doni di Dio (1Cor 2,12), altrimenti a noi inconoscibili, è Vita eterna poiché egli è “essenzialmente” conoscenza del Padre e del Figlio.
Entrando nella Trinità, la Chiesa conosce Dio e conosce se stessa come sposa amata del Fi glio (Ef 5,25-33). Per lei egli ha dato se stesso. Di lui essa riflette l’immagine e la somiglianza, ritrovata per grazia. Nel piccolo gruppo dei dodici, ci siamo anche noi, ciascuno di noi; di ieri, di oggi e di domani. Colla boriamo dunque alla preghiera di Gesù, affinché diventiamo una cosa sola secondo la sua volontà.
Preghiamo col Salmo
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».
(dal Salmo 117)