At 25,13-14a.23;26,1.9-18.22-32; Sal 102(103 );Gv 12,44-50

 

 

«… perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre». (Gv 12,46)

 

 

Dicevamo che la finale del capitolo 12, suona come un ultimo appello. Perciò si riallaccia al primo confronto dialettico, quello con Nicodemo. Sarebbe molto utile rileggere Gv 3 e constatare che, alla fine, Gesù riprende le parole dell’inizio, chiudendo il cerchio. Alle tenebre e alla condanna egli si oppone con la luce e con la vita. Quale tenebra è più profonda di quella di colui che crede che Dio voglia la sua condan­na? Quale luce è più splendente di quella di un Dio che, fattosi carne, affronta la morte per darmi la sua vita? Il principe di questo mondo è stato giudicato e gettato fuori, la sua menzogna è stata sbugiardata dal crocefis­so. Il Padre non è come lo aveva dipinto lui (Gen 3,1-5). Ora tocca a noi scegliere se fidarci della testimonianza del Figlio sul Padre e ricevere la sua vita luminosa, o rimanere nelle tenebre dell’immagine del Dio presentato da Satana: geloso e vendicativo, sempre pronto a giusti­ziarmi.

 

Preghiamo

 

Perché quanto il cielo è alto sulla terra,

così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;

quanto dista l’oriente dall’occidente,

così egli allontana da noi le nostre colpe.

(dal salmo 102)

 

[La Parola ogni giorno – "La creazione geme e soffre le doglie del parto". Gesù Cristo, sposo dell’umanità – Tempo di Pasqua 2012 – Centro Ambrosiano]

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