Sabato della settimana penultima dopo l'Epifania
Es 29,38-46; Sal 95; Rm 12,1-2; Gv 4,23-26
I veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e verità. (Gv 4)
L’apostolo Paolo dice che tutta la vita del cristiano deve essere come un sacrificio a Dio, ben più prezioso di quelli consumati nei tempi passati con animali, ma deve essere una vita secondo lo Spirito. E ciò vuol essere invito a riconoscere Dio nella quotidiana storia della propria esistenza, e a lui rivolgere il proprio intendimento: vivere ed operare per il Signore, essere strumento della sua volontà per il bene di tutti.
Questo è il sacrificio gradito a Dio. Anche a Mosè Dio impone un certo codice di comportamento e dà il vero significato del sacrificio: non sono cose che feriscono la persona, ma gesti che sono orientati ad onorare Dio che, da parte sua, promette di abitare in mezzo al suo popolo e di essere il suo Dio. Gesù completa poi la rivelazione di Dio stesso, che è Padre e vuole che lo si adori in spirito e verità, seguendo l’esempio che lui stesso ci offre: agire nella verità, onorare il Padre, amare il prossimo fino al sacrificio di sè.
Preghiamo col Salmo
Tutti gli dei dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli.
Maestà e onore sono davanti a lui,
forza e splendore nel suo santuario.