Mercoledì della settimana della II domenica dopo il martirio di San Giovanni il precursore

1Gv 3,17-24; Sal 111 (112); Lc 17,7-10

Figlioli miei, se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità. (1Gv 3,17-18)

L’amore del cristiano non si riduce a un’illusione, né all’apparenza. Sarebbe impossibile un amore espresso solo a parole, senza corrispondere a fatti conseguenti, perché risulterebbe del tutto differente dalla forma di amore che si riconosce in Gesù, colui che ha realizzato la Buona Notizia proclamata rendendola vera nel dono della vita.
Quel gesto dal quale abbiamo la salvezza provoca costantemente, chiedendo conto di quanto si è in grado di condividere ciò che si ha: nessuno può fingere di non conoscere le necessità dei fratelli, ma ciascuno può considerare se è in grado di rendere vere le parole che esprime dicendosi cristiano.

Preghiamo con il Salmo

Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.
Cattive notizie non avrà da temere,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore.

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