Ger 1,11-19; Sal 101 (102); Am 1,1-2;3,1-2; Mt 7,21-29

«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli». (Mt 7,21)

Le parole che Gesù pronuncia sono chiare: l’appartenenza al Regno, la sottomissione a Dio non esistono senza la ricerca del “fare” la Sua volontà. Se uno lo confessa come Signore, deve essere coerente ed agire nella sua vita quotidiana come un servo, come colui che fa ciò che il padrone chiede, non per dovere ma, in questo caso, per scelta, per amore al Signore stesso. Il pericolo per noi oggi è quello di pensare che le nostre opere buone indichino la nostra autosufficienza. Il Signore ci ricorda che ciò che conta è riconoscere la propria appartenenza a Dio e imparare a scoprire ogni giorno che tutto ci è donato da Lui e tutto ciò che diciamo e facciamo diviene efficace se compiuto nella consapevolezza del dono ricevuto. Ecco allora che la nostra “casa” nel momento della bufera resterà salda e non andrà in rovina.

Preghiamo

La tua Chiesa ti supplica, o Dio: infondi in noi la tua forza mirabile; vieni in nostra difesa e adempi ogni speranza con la presenza gloriosa del tuo Figlio. Amen.
(Orazione vesperi martedì 1 settimana)

[da: Stranieri e pellegrini – Il cammino, l’attesa, l’ospitalità – Avvento e Natale 2018, Centro Ambrosiano]

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