DOMENICA 05 MAGGIO - III domenica di Pasqua


At 28,16-28; Sal 96 (97); Rm 1,1-16b; Gv 8,12-19

«Ha detto bene lo Spirito Santo, per mezzo del profeta Isaia, ai vostri padri: “Va’ da questo popolo e di’: Udrete, sì, ma non comprenderete; guarderete, sì, ma non vedrete. Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi, perché non vedano con gli occhi, non ascoltino con gli orecchi e non comprendano con il cuore e non si convertano, e io li guarisca!”. Sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio fu inviata alle nazioni, ed esse ascolteranno!» (At 28,25-28)

Le promesse salvifiche anche se trovano adempimento nella venuta del Messia Gesù, continuano ad essere oggetto di attesa per il futuro in forte continuità con il futuro di Israele, oggetto di speranza che alimenta l’incessante preghiera delle dodici tribù, quella speranza che era stata personificata in personaggi come Simeone e Anna e ora è incarnata da Paolo stesso. Il secondo punto nevralgico del discorso di Paolo è la citazione di Isaia, il brano più caratteristico del tema dell’accecamento. Non si tratta di una condanna della parte del popolo rimasta incredula a Gesù, piuttosto si rimanda al futuro: la minaccia di essere estirpati dal popolo – che vale per coloro che consapevolmente rifiutano la Parola – conserva la sua sfumatura escatologica. La Chiesa non sostituisce Israele, ma si inserisce dentro una promessa fatta ai padri, mai revocata.

Preghiamo

Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo,
liberaci dai peccati!
Tu che hai preso su di te i peccati del mondo,
fa’ che percepiamo il grande dono della salvezza.

[“Appartenenti a questa via” – La sequela e il cammino verso la santità. Quaresima e Pasqua 2019 – Centro Ambrosiano]

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