Ger 17,19-26; Sal 14 (15); Zc 10,10-11,3; Mt 21,23-27

«Entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: “Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?”. Gesù rispose loro: “Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo». (Mt 21,23-24)

La questione sembra convergere sul mettere in discussione l’autorità di Gesù e in ultima analisi il suo essere Messia. Il fatto raccontato certamente tradisce una pretesa messianica da parte di Gesù che non è riconosciuta dai suoi contemporanei, che sono stati subito impressionati dalla sua autorità. Una autorità quella di Gesù che è sempre seguita dalle azioni, dalla dimostrazione concreta nei fatti e nella quotidianità.
La Chiesa non vuole che i suoi figli diventino come scribi, farisei, capi dei sacerdoti, anziani del popolo, cioè gente di raffinata diplomazia che dinanzi alla verità di Gesù Signore non sa vedere la presenza di Dio anche se testimoniata con forza, coraggio, determinazione, convincimento, fermezza. Gesù chiede ad ognuno di noi di assumerci la più grande responsabilità quella cioè di essere portatori della vita divina in mezzo ai nostri fratelli, nel mondo. Mai il cristiano potrà svestirsi, spogliarsi della sua verità. Il compito del cristiano è garantire che la verità di Cristo giunga e sia conosciuta in ogni luogo della terra. Come Cristo nello Spirito Santo obbediva alla sua verità che lo costituiva, così anche chi è divenuto in Cristo Figlio di Dio deve obbedire alla verità che viene dal Padre e dà senso alla vita del mondo.

Preghiamo

Rendi la mia fede attiva e responsabile affinché possa portare la buona notizia del tuo arrivo nella mia vita e nella storia del mondo a tutti coloro che incontro. Amen.

[da: Stranieri e pellegrini – Il cammino, l’attesa, l’ospitalità – Avvento e Natale 2018, Centro Ambrosiano]

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