Is 4,2-5; Sal 23 (24); Eb 2,5-15; Lc 19,28-38
«Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!». (Lc 19,37-38)
La scena raccontata da Luca presenta due tratti essenziali: i discepoli che acclamano Gesù sono il segno della Chiesa che lo confessa come il re che viene da Dio, mentre i farisei rappresentano l’Israele che vuole conservare l’antica legge. Sicuramente Gesù nella storia ha rappresentato l’evento messianico dando origine contemporaneamente ad una corrente che si opponeva al nuovo. Noi cristiani conosciamo oggi il senso della messianicità di Gesù e comprendiamo il suo salire a Gerusalemme come un cammino difficile che porta alla Croce, ma contemporaneamente all’evento della Pasqua. Non possiamo allora separare la confessione messianica dalla storia concreta di Gesù e ancora oggi in tante situazioni il professare Gesù come Messia suscita l’opposizione del mondo, di un mondo che vuole restare aggrappato al benessere economico, ai beni umani e non si proietta alla ricerca della felicità che viene da Dio. L’invito è allora a vivere l’atteggiamento dell’accoglienza di uno strano re che ci chiede di fare come Lui, di metterci al servizio dei più deboli.
Preghiamo
Signore, insegnami ad accoglierti così come a te piace rivelarti. Aiutami a riconoscerti nei segni del pane e del vino, perché io impari ad accoglierti nei poveri e nei piccoli della terra. Amen.
Impegno settimanale
Nella preghiera mi impegno a invocare l’aiuto dello Spirito santo per mettermi in ascolto della volontà di Dio sulla mia vita e pregare per i giovani che sono chiamati a riconoscere il progetto sul loro futuro.
[da: Stranieri e pellegrini – Il cammino, l’attesa, l’ospitalità – Avvento e Natale 2018, Centro Ambrosiano]