Domenica 21 aprile - Pasqua nella Risurrezione del Signore
At 1,1-8a; Sal 117 (118); 1Cor 15,3-10a; Gv 20,11-18
Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. (At 1,3)
Il Cristo risorto si fa conoscere ai suoi discepoli. Quaranta giorni rappresentano un tempo simbolico, che ricorda i quarant’anni nel deserto, ma pure le tentazioni di Gesù nel deserto. Questo tempo è il tempo della gioia, della consolazione, della certezza. Ma è pure il tempo della sorpresa, della novità che l’uomo non può fabbricare ma proviene unicamente da Dio. Tuttavia non è il tempo dell’assoluta novità. Il Risorto parla proprio come prima della Pasqua, cioè a proposito del Regno di Dio. Era il cuore delle sue parabole, era la cifra del suo annuncio; ora è la sintesi del suo discorso, a dire che v’è una perfetta continuità fra l’annuncio prima e quello dopo la Pasqua. Ai discepoli, prima della morte e della risurrezione, era richiesta la fede per entrare nella prospettiva del Regno proclamato da Gesù; la stessa fede è richiesta adesso. Senza un simile atteggiamento interiore per noi non sarebbe possibile incontrare Gesù, né potremmo capire la logica del Regno. Nella fede invece questo incontro si realizza ancora, molti anni dopo, con la stessa forza con cui è successo ai discepoli storici.
Preghiamo
Signore, nel Battesimo hai detto il nostro nome.
Donaci di percepire ancora la tua voce
che non smette di chiamarci
e di farci sentire la tua presenza viva, operante, liberante.
[“Appartenenti a questa via” – La sequela e il cammino verso la santità. Quaresima e Pasqua 2019 – Centro Ambrosiano]