Giovedì, Settimana dopo Pentecoste

S. Antonio di Padova, sacerdote e dottore della Chiesa

2Re 23, 1-3; Sal 77; Lc 19, 41-48

Gesù ogni giorno insegnava nel tempio. Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi e i notabili del popolo cercavano di farlo morire, ma non sapevano come fare perchè tutto il popolo, ascoltandolo, pendeva dalle sue labbra.  (Lc 19, 47-48)

Gesù accoglie tutti coloro che versano nel bisogno e quanti gli sono vicino sentono la sua forza e ne sono guariti: questo è il desiderio d’amore di Gesù, ma non è una sorta di azione magica, piuttosto una promessa di salvezza nel regno di Dio. Ma non è gradito ai ‘potenti’ della terra che tante persone siano attratte dai discorsi di giustizia e misericordia di Gesù. E non sanno come farlo morire. A quanto pare non è così facile fare morire e mettere a tacere la voce di Gesù. In tanti cercano di riuscirvi ma devono accettare il fallimento. 
Di qui il senso delle beatitudini, apparentemente paradossali, perchè non sono tolte le ragioni di sofferenza e di dolore, ma è certa la promessa che tutto ciò avrà fine e si risolverà in gioia e sazietà. Dio non agisce contro i popoli, non è nemico di nessuno: a tutti chiede di fidarsi di lui, anche nei momenti di difficoltà. Ma questo non è cosa facile, lo sanno i profeti che nel corso della storia umana sono sempre stati perseguitati ed hanno avuto sorti tragiche perchè le loro parole di ravvedimento e di giudizio contro il peccato non sono state accolte e si è preferito continuare lungo la strada sbagliata.

 

Preghiamo col Salmo

La mia voce sale a Dio e io grido;
la mia voce sale a Dio ed egli mi porge l’orecchio.
Nel giorno della mia afflizione ho cercato il Signore;
la mia mano è stata tesa durante la notte senza stancarsi;
l’anima mia ha rifiutato di essere consolata.

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