Mercoledì della X Domenica dopo Pentecoste
Nm 22,41-23,10; Sal 97; Gal 3,13-14; Mt 15,21-28
“Il Signore si sdegnò con Salomone, perché aveva deviato il suo cuore
dal Signore, Dio d’Israele, che gli era apparso due volte e gli aveva comandato di non seguire altri dèi, ma Salomone non osservò quanto gli aveva comandato il Signore”. (1Re 11)
Anche Salomone lascia la retta via e si fa irretire dalla sete di ricchezza – simboleggiata dalle tante donne, mogli e concubine – e pensa di trascurare la legge del Signore e di poter decidere di testa sua. Perciò il Signore si sdegna del comportamento del re cui aveva dato fiducia e presenza amorevole, gli promette castigo, però, mitiga la sua decisione per amore del padre, il re Davide, e di Gerusalemme, e promette che il regno passerà ad altri e non al figlio.
Gesù riprende l’antico racconto dell’incontro di Salomone e la regina di Saba per dire che alla fine dei tempi tanta saggezza e ricchezza sarà confrontata con coloro che hanno accettato di convertire il proprio cuore e dirigere la propria vita verso il Signore,come gli abitanti di Ninive, che hanno ascoltato il profeta Giona e si sono pentiti dei loro peccati, alzeranno il dito contro quanti non hanno accettato di cambiare vita e di essere giusti.
Preghiamo col Salmo
I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell’assemblea dei santi.
Chi sulle nubi è uguale al Signore,
chi è simile al Signore tra i figli degli dèi?
Chi è come te, Signore, Dio degli eserciti?
Potente Signore, la tua fedeltà ti circonda.