Martedì 4 giugno - VII settimana di Pasqua

Ct 5,6b-8; Sal 17 (18); Fil 3,17-4,1; Gv 15,9-11

Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città; mi hanno percossa, mi hanno ferita, mi hanno tolto il mantello le guardie delle mura. Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, se trovate l’amato mio che cosa gli racconterete? Che sono malata d’amore! (Ct 5,7-8)

L’amato è assente, ma questa assenza fa parte di un disegno provvidenziale, misterioso. C’è una nota provvidenziale in tutto questo. La donna non ha ancora raggiunto l’amato e non lo raggiungerà, ma intanto è sempre più immersa nelle vicende dell’umanità e scopre di essere sempre più aperta a tutte le relazioni, che mettono in evidenza un comune patrimonio di malesseri, di disagi, di ingiustizie, di violenze. La mia vita cristiana è un pezzo di mondo; la mia Chiesa è un pezzo di mondo. Questa creatura, che ancora non ne viene fuori, raccoglie piaghe di ogni genere, malattie, affanni e dolori. Sono tutte le contraddizioni del mondo, tutte le negatività della storia umana; ormai sono tutte penetrate, intasate, incastonate nel vissuto di questa povera creatura. A questo è servita la ricerca dell’amato: a scaraventarle addosso tutte le situazioni negative della storia umana. Le ha prese tutte su di sé; le ha assorbite tutte e le porta tutte con sé. Si è infangata, inzaccherata, ricoperta di insulti, ma così è uscita allo scoperto, malata d’amore.

Preghiamo

Signore Gesù,
ci hai rivelato il Padre e il suo amore.
Su questo fondamento possiamo costruire
la nostra capacità di amare,
ad immagine della Trinità.

[“Appartenenti a questa via” – La sequela e il cammino verso la santità. Quaresima e Pasqua 2019 – Centro Ambrosiano]

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