II giorno dell'ottava di NataleSanto Stefano, primo martire

 

 

At 6,8-7,2a; 7,51-8,4; Sal 30 (31); 2Tm 3,16-4,8;

Mt 17,24-27 oppure Gv 15,18-22

 

«Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia».                                   (Gv 15,19)

 

Gesù ci ha scelti! Questa scelta non è una predestinazione, è piuttosto una chiamata che scaturisce dal suo fortissimo amore. Ci ha scelti chiamandoci dal mondo, non per tirarcene fuori ma per viverlo nella pienezza, come il lievito nella pasta, perché il mondo è luogo dell’incarnazione di Dio. Ma questo ha dei costi: sia per Gesù sia per i suoi testimoni e Gesù ci ha avvisato. Vivere da cristiani nel mondo non è certo facile, richiede una continua riflessione e preghiera. Un segno incontestabile è l’amore reciproco e la gioia del vivere con fede. Il cristiano è colui che sa aprirsi alle novità ma le sa giudicare alla luce delle parole del Vangelo. È colui che non si mescola ad opportunismi o compromessi, non lavora solo per la sua gente ma per ogni fratello perché sa che la terra è di tutti e di ciascuno di essi.

Questo lo sapeva molto bene Stefano e, pieno di grazia e di potenza, trasmette la sua fede e soprattutto il suo perdono, a tutti fino alla fine. Il sangue versato di Stefano avvalora le parole di Gesù: “se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. Ciò significa che non ci sarà, per il cristiano, una vita facile, senza contrasti: piuttosto avrà l’incarico di testimoniare che il futuro e la felicità dell’uomo si raggiungono solo con l’amore che fa dimenticare se stessi e arriva al sacrificio, a imitazione del Cristo.

 

Preghiamo

Gesù, che io non renda vana la tua incarnazione

con la paura della persecuzione!

Gesù mi fido di te!

 

 

[da: “La Parola ogni giorno. Io spero nel Signore. Avvento e Natale 2015”, Centro Ambrosiano, Milano]

 

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