GIOVEDI 24 MARZO

GIOVEDÌ DELLA SETTIMANA AUTENTICACENA DEL SIGNORE

 

Gn 1,1-3,5.10; 1Cor 11,20-34; Mt 26,17-75

 

 

Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: “È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!”. Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: “Non conosco quell’uomo!”. E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: “Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte”. E, uscito fuori, pianse amaramente. (Mt 26,17-75)

 

 

“Non conosco quell’uomo”: forse mai frase più vera usci dalla bocca di Pietro. Era quello l’uomo in cui aveva messo tutte le sue speranze? Un uomo deriso, umiliato, trascinato davanti al Sinedrio come un reietto. Dov’era il suo “Rabbi” acclamato dalle folle entusiaste della sua predicazione? Dov’era il grande taumaturgo capace dei miracoli più stupefacenti? Dov’era colui che era stato inneggiato come Figlio di Davide? Ora quell’uomo era solo, abbandonato dai suoi, nelle mani degli avversari, ma pronto ancora a stupire con il gesto del perdono. Unico gesto che può restituire dignità all’uomo. Unico gesto che può riconciliarci con noi stessi.

 

 

Preghiamo

 

Crea in me, o Dio, un cuore puro,

rinnova in me uno spirito saldo.

Non scacciarmi dalla tua presenza

e non privarmi del tuo santo spirito.

Rendimi la gioia della tua salvezza,

sostienimi con uno spirito generoso

 

(Salmo 50)

 

[da: La Parola ogni giorno. Dio non ha creato la morte, Quaresima 2016, Centro Ambrosiano, Milano]

 

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