Es 11,1-9; Sal 77; Lc 4,38-41
Il Signore aveva detto a Mosè: “Il faraone non vi darà ascolto, perchè si moltiplichino i miei prodigi nella terra d’Egitto”. (Es 11)
Per aprire il cuore alla fede non bastano i prodigi e neppure Dio vuole che la fede sia legata ai fatti prodigiosi, ma ogni intervento di Dio è segno della sua presenza e premurosa cura verso il suo popolo. Il faraone rifiuta di accogliere la parola di Mosè e di concedere ad Israele di lasciare l’Egitto, nonostante i fatti prodigiosi che poteva ben mostrargli che Dio era con il popolo e che accompagnava la sua storia. Anche Gesù compie gesti importanti e guarisce i malati che gli vengono presentati; gesti di amore e di manifestazione di come Gesù abbia la missione di liberare dal male e condurre a salvezza. Molti riconoscono la natura divina del ministero di Gesù ma lui non vuole essere riconosciuto per questi gesti, sarà il sacrificio supremo a connotare il suo mandato di salvatore delle genti e di messaggero del regno di Dio dove il male non ha casa.
Preghiamo col Salmo
Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato
non lo terremo nascosto ai nostri figli,
raccontando alla generazione futura
le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto.