Ss Nazaro e Celso, martiri
2Cr 9, 13-3; Sal 47; Lc 11,37-44
«Mentre stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: “Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro”». (Lc 11,37-41)
Colpisce l’assoluta libertà dalle rigide regole religiose e convenzioni sociali che fa dire a Gesù schiettamente la verità, nonostante gli obblighi dell’ospitalità consigliassero forse più prudenza. La libertà di Gesù non è quella del senso comune e superficiale dato oggi a questa parola: «Faccio quello che voglio», e non è neppure bizzarro anticonformismo.
Gesù è un uomo libero perché totalmente obbediente. Quale paradosso per la mentalità odierna! Egli non si lascia condizionare da niente e nessuno, se non dalla volontà del Padre e dall’amore per l’uomo; due precisi punti di riferimento che coincidono e orientano gesti, parole, scelte.
Gesù non fa quello che vuole, ma vuole quello che fa: liberamente e coscientemente vuole donare tutto se stesso, fino alla fine.
Preghiamo col Salmo
Come avevamo udito, così abbiamo visto
nella città del Signore degli eserciti,
nella città del nostro Dio;
Dio l’ha fondata per sempre.