Is 31,9b-32,8; Sal 25 (26); Ef 5,1-9; Mc 6,1b-5

 

Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?". Ed era per loro motivo di scandalo. E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. (Mc 6,3.5-6a)

La fede che ci salva e la fede che non salva stanno al pozzo. Che fede impedisce che si possa liberare, sanare, salvare? Che fede impedisce a Dio di arrivare con la sua parola e la sua mano da colui il cui grido è giunto alle sue orecchie?
La fede che lo confina lontano, irraggiungibile, costretto nelle definizioni dottrinali… mentre Lui ha preso casa tra di noi, a Nazareth.
Che piccola la nostra fede: non può riconoscere, anzi si scandalizza della ‘pretesa’ di un figlio di falegname: ‘No, tu non sei Dio se cammini tra di noi, se ti vesti di quotidiano, se ti fai vicino, se siedi al mio fianco, se al pozzo mi chiedi da bere”.
Vieni, Uomo di Nazareth, figlio del falegname, a spogliare, liberare, purificare la nostra misera e superba fede. Non sia mai che per causa nostra non arrivi a toccare chi ti cerca disperatamente confidando in te.“La fede… si rende operosa per mezzo della carità” (Galati 5,6).

Preghiamo

O Dio, Padre nostro, per la fede e l’amore che ci hanno portato a ricevere questi sacramenti, effondi sempre più largamente in noi i benefici della tua redenzione e donaci di condividere la passione di Cristo per aver parte un giorno alla sua gloria di vincitore risorto.
(dalla liturgia)
 

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