VI feria prenatalizia “dell’Accolto”

Rut 4,8-22; Sal 77 (78); Est 9,1.20-32; Lc 2,1-5

 

«E lo chiamarono Obed. Egli fu il padre di Iesse, padre di Davide».     (Rt 4,17b)

 

Il libro di Rut termina con una genealogia, dunque con un’apertura sul futuro, e su un futuro messianico. L’ultima parola del libro è “David”. Possiamo cogliere allora il nostro testo come narrazione che dà indicazioni su come aprire la strada al Messia, su come dare vita a un futuro quando il presente è sotto il segno della fine, su come appianare la strada alla nascita del figlio di Dio nella storia dell’umanità.

Nasce un bambino a Betlemme e l’amarezza si trasforma in allegria. La speranza si fa realtà. La notte della fame, della migrazione, del ritorno di Noemi, vuota e amareggiata, senza marito, senza figli e senza futuro, e di Rut, vedova e straniera, si illumina con la nascita del figlio. Éil compimento della profezia! Su questo orizzonte di speranza termina, rimanendo aperto, il libro di Rut.  Il libro si concluderà molti secoli dopo, quando su un altro rotolo verrà scritta la nuova genealogia. Il bambino che nasce è già figura di quello che nascerà a Betlemme dalla Vergine Maria: egli porterà consolazione eterna a tutto il popolo di Israele.

 

Preghiamo

 

Signore Gesù, Figlio di Dio, nato dalla stirpe di Davide che sei venuto a porre la tua tenda tra noi e a condividere la nostra povertà, fa’ che sappiamo riconoscerti presente nell’umile trama dei nostri giorni.        

(A. Canopi)

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