Gn 48,1.8-21; Sal 118(119), 137-144; Pr 30,1a.24-33; Lc 18,31-34

 

Poi prese con sé i Dodici e disse loro: «Ecco, noi saliamo  a Gerusalemme, e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio delluomo…». Ma quelli non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto. (Lc 18,31-34)

 

La meta del cammino di Gesù é Gerusalemme: la consegna, gli insulti, la morte violenta e la risurrezione. Il modo migliore per testimoniare lo smisurato amore del Padre per l’umanità.

Eppure ci dev’essere un modo diverso, pensano gli apostoli: guarigioni, pane moltiplicato, esorcismi spettacolari. Una strada già collaudata e di successo. Forse il mondo si può salvare anche così. Perché “consegnarsi” inermi? Perché subire passivamente gli insulti? Perché occultare l’onnipotenza di Dio dietro il silenzio della croce? Scelte incomprensibili, oscure.

Immergiamoci nell’incomprensibile oscurità di un Dio crocifisso. Solo tentando di comprendere il senso della sua scelta di “annullarsi”, sapremo aprirci al mistero luminoso della risurrezione.

 

Preghiamo

 

Io ti amo, silenzioso Dio,

che ti nascondi dentro un po’ di pane

come un bambino dentro la sua mamma

oggi tu entri nella mia vita.

(Giusy Cento)

 

 

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