At 5,17-26; Sal 33(34); 1Cor 15,12-20; Gv 3,31-36
“…ma l’ira di Dio rimane su di lui”. (Gv 3,36)
Se Cristo non è risorto la nostra fede è vuota e noi siamo da commiserare. Senza la resurrezione la nostra vita è come un feto abortito, una promessa non mantenuta. Non si tratta di contrapporre questa vita a quella eterna ma di orientare e “sintonizzare” la prima sulla seconda. L’eternità di Dio è l’approdo della caducità dell’uomo, di tutto l’uomo: corpo e anima. La nostra non è la religione dei fantasmi.
Lui ci vuole tutti interi, come lui ci ha pensati, come lui ci ha creati: nulla deve essere perduto. Per questo Cristo è morto; per questo Cristo, soprattutto, è risorto. L’ira di Dio si accende contro tutto ciò che minaccia la sua creatura. L’incandescente amore di Dio, che vuole per noi il sommo bene, ha, come altra faccia, la sua gelosia, che vuole distruggere tutto ciò che distrugge la nostra vita.
L’ira di Dio non è la violenza atroce di un tiranno vendicativo, ma il cuore trafitto (Gv 19,34) di un amante non corrisposto. Un assetato (Gv 19,28) che ama e desidera essere amato. Vita eterna è rispondere al suo cuore sacro.
Preghiamo
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.
L’angelo del Signore si accampa
Attorno a quelli che lo temono, e li libera.
(dal Salmo 33)