Dn 2,26-35; Sal 97 (98); Fil 1,1-11; Lc 2,28b-32
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola». (Lc 2,29)
La famiglia di Nazareth è obbediente a tutte le prescrizioni esposte nella legge di Mosè. Gesù entra per la prima volta al tempio e già smuove gli animi, anche se in modo silenzioso, delle persone presenti. Simeone accoglie tra le sue braccia il bambino, benedice Dio e comprende che è arrivata la salvezza del Signore: per lui, il suo popolo, per tutte le genti. Si realizzano le parole del profeta Isaia: “alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te…” (Is 60,1). Solo chi vede Gesù Salvatore può vivere e morire in pace. E la preghiera di Simeone è un’espressione di commiato da questa vita con le sue vicissitudini, le sue gioie, gli impegni e i dolori. È un commiato non segnato da rimpianti e angoscia ma dalla pace di Dio che supera ogni sentimento. Ora la sua vita, ormai al tramonto, può considerarsi conclusa proprio perché si sono realizzate le parole dei profeti che Simeone ha appreso e atteso. Chiediamo al Signore di donare a ogni nostro giorno lo stupore di incontrare e di vedere la salvezza preparata per tutti i popoli.
Preghiamo
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni.
(dal Sal 97)