Novena di Natale
VI feria prenatalizia “dell’Accolto”

 

Rt 4,8-22; Sal 77 (78); Est 9,1.20-32; Lc 2,1-5

 

 

«Passarono dal pianto alla gioia e dal dolore a un giorno di festa». (Est 9,22a)

 

L’affidarsi fiducioso a Dio è speranza di soluzione positiva delle vicende personali e delle vicende degli uomini.
È possibile passare dal dolore a un giorno di festa; è possibile dar senso alla festa vivendola come riconoscenza a Dio e come condivisione agli altri “in cui si inviano doni agli amici e ai poveri”. Nell’incarnazione Cristo si è identificato, nascendo povero, fino in fondo, con il povero, il sofferente, lo straniero, il dimenticato; in questo trova fondamento la scelta preferenziale per i poveri. La “carne” dei poveri è la “carne” di Cristo (Papa Francesco).
Le donne che abbiamo incontrato in questo tempo di avvento, con il dono della maternità, “danno carne” alla discendenza di Israele, fino a Maria, che “dà carne” a Dio in un tempo e un luogo della storia che Luca ci assicura reali e testimoniabili.
Anche il salmo ci avverte che la trasmissione della fede, della speranza e della scelta per gli ultimi non deve fermarsi ora a noi, ma rimbalzare, grazie al nostro impegno, di generazione in generazione.

 

 

Preghiamo

Dammi la capacità di andare fino in fondo
dove c’è bisogno di me
dove posso essere utile
dove posso regalare gioia
dove c’è da condividere una pena
dove c’è da sollevare l’umore
anche se sono l’unico che si impegna
anche se ho paura
anche se è difficile.

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