Domenica dell’incarnazione
Novena di Natale

 

 

Is 62,10-63,3b; Sal 71 (72); Fil 4,4-9; Lc 1,26-38a

 

«Sono io che parlo con giustizia e sono grande nel salvare». (Is 63,1b)

 

La Parola di Gesù è vera. Ed è l’unica parola che può salvarci. Ogni altra parola può forse affascinare per un momento, può forse illudere di dare la soluzione ai nostri problemi, ma poi cade nel vuoto, poi perde la maschera della definitività. Solo la sua Parola è vera e definitiva. Gesù ci salva, per davvero, in modo definitivo, e per la sua sola forza, “per le sue piaghe”. Ci salva non per il desiderio di affermare la sua potenza, ma perché Lui è Sposo e noi siamo “ricercati” da Lui, siamo “non abbandonati”.
Per questo motivo Paolo, nella seconda lettura, ci comanda la gioia, non una gioia superficiale e stupida, ma fondata sulla certezza che Dio è dalla mia parte, mi ascolta e mi libera da ogni ansia o sgomento.
E come non essere nella gioia e nella pace quando sentiamo che un avvenimento atteso e invocato da secoli, ma pur sempre incredibile, come quello di un Dio che diventa uomo, sta per realizzarsi in un luogo, Nazaret, e in una donna, Maria, che non trovano, nel giudizio del tempo, alcuna considerazione?

 

 

Preghiamo

Ti lodo, Signore; tu eri in collera con me,
ma la tua collera si è placata
e tu mi hai consolato.
Ecco, Dio è la mia salvezza.
(Is 12,1)

Impegno Settimanale

Seguendo l’esortazione del Papa, mi impegnerò ad “accorgermi dei poveri, mi lascerò prendere da una sana inquietudine per la loro presenza in mezzo a noi”.

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