At 18,1-18a; Sal 46(47); 1Cor 15,35-44a; Gv 13,12a.16-20

 

“Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me”.            (Gv 13,20)

 

Ieri ci chiedevamo cosa sarebbe stato se Gesù avesse fondato una chiesa di “perfetti”. Oggi guardiamo con stupore al gesto del Signore: nel boccone immerso (“battezzato”) si consegna a chi lo tradisce. Mentre siamo ancora peccatori egli ci ama fino alla morte (Rm 5,8). La Chiesa è comunità di peccatori amati.

Non pretendiamo, all’inizio, ciò che è proprio del ”fine”. L’apostolicità della Chiesa sta nell’annunciare “ciò che il Signore ha fatto e la misericordia che ha avuto per noi” (Mc 5,19). L’apostolo si guardi dal raccontare ciò che lui pensa di fare per il Signore, invece che testimoniare ciò che il Signore fa per noi. Davanti a lui siamo tutti diversi, unico però, è l’amore che ha per noi. “Ogni stella differisce da un’altra nello splendore”, ma unico è il firmamento che le accoglie.

Fino alla fine del tempo la Chiesa sarà un mistero in corso di svelamento. Amiamola perché essa è la nostra stessa carne. Sapendo che ciò che è seminato nella corruzione, miseria, debolezza, risorgerà per la forza di Dio nell’incorruttibilità, gloria e potenza.

 

Preghiamo

 

Ti lodo, Signore; tu eri in collera con me,

ma la tua collera si è placata e tu mi hai consolato.

Ecco, Dio è la mia salvezza;

io avrò fiducia, non avrò timore,

perché mia forza e mio canto è il Signore;

egli è stato la mia salvezza.                          

               (Is 12,1-2)

 

 

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