At 15,13-31; Sal 56(57); Gv 10,31-42
“Credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre”. (Gv 10,38)
La fede cristiana si innesta nella fede di Israele. Il concilio di Gerusalemme è il momento cardine: la Parola del messia è rivolta ai pagani, il nuovo Israele non ha più confini etnici. Abbiamo un debito, e non solo di gratitudine, verso quegli uomini e quella storia in cui affondiamo le nostre radici, e di cui siamo discendenti e partecipi.
Delicato il momento descritto nel brano evangelico. I giudei finalmente mettono a fuoco il problema:”tu bestemmi perché da uomo qual sei ti fai Dio”. Gesù insiste:bisogna guardare alle opere compiute, cercare di leggerle con lucidità, perché la verità è all’opposto: è Dio creatore che si è fatto uomo, creatura.
Accanto a Passione e Risurrezione, l’Incarnazione è quanto di più dirompente si possa immaginare.”Egli sfuggì dalle loro mani”. Non possiamo ingabbiare Gesù. La luce splende nelle tenebre, comprese le nostre e queste non possono vincerla.
Preghiamo
Due sono le colpe che ha commesso il mio popolo:
ha abbandonato me,
sorgente d’acqua viva,
e si è scavato cisterne,
cisterne piene di crepe,
che non trattengono l’acqua.
(Ger 2,13)