II giorno dell'ottava di Natale
At 6,8-7,2a; 7,51-8,4; Sal 30 (31); 2Tm 3,16; 4,1-8; Mt 17,24-27
«Annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento». (2Tm 4,2)
Alla conclusione della lettera, Paolo saluta il suo caro figlio con toni commossi. Non solo è finita la lettera, ma si avvicina il momento in cui l’apostolo verrà ucciso per la sua fede in Cristo e per la sua predicazione. Al centro dell’attenzione di Paolo sta l’assoluta opportunità e necessità dell’annuncio del Vangelo; egli qualifica tale annuncio come il ministero specifico di Timoteo. «Annuncia la Parola» non è un compito che ha tempi determinati, ma deve essere eseguito sempre, sia quando è dato in circostanze aperte e accoglienti, sia quando lo si deve dare in un «momento non opportuno». Il motivo di ciò sta nel fatto che la Parola è capace e opportuna in qualsiasi situazione e vicenda e, dunque, non c’è circostanza che non ne abbia bisogno per la salvezza. L’esortazione di Paolo è valida in ogni tempo; anche oggi siamo chiamati a non perdere occasione di annunciare il Vangelo, convinti che per noi questo annuncio è carico di gioia.
Preghiamo
Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la pace,
del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza,
che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».
(Is 52,7)