Lunedì della V settimana di quaresima
Gen 37,2a-b; 39,1-6b; Sal 118 (119),121-128; Pr 27,23-27b; Mc 8,27-33
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno. E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. (Mc 8,29-31)
La risposta di Pietro è giusta, ma solo in parte perché in lui non è ancora avvenuta l’accettazione del Messia così come egli è veramente. La resistenza di Pietro è la resistenza dell’uomo che non riesce a comprendere il mistero di Cristo e che, per questo, cerca di intrappolarlo dentro i suoi schemi. Egli è il prototipo del discepolo che non riesce a riconoscere umilmente la propria nullità e affidarsi a Dio. All’uomo è chiesta una conversione totale che lo porti a uscire da se stesso per accettare la logica e il dono di Dio. Per questo è necessario che Cristo muoia e risorga, in modo tale che l’uomo possa vivere non più delle sue speranze e attese, ma del dono divino della nuova alleanza, che passa dalla morte in croce per donare la vita al mondo.
Preghiamo
Fammi conoscere, Signore, la mia fine,
quale sia la misura dei miei giorni,
e saprò quanto fragile io sono.
Ecco, di pochi palmi hai fatto i miei giorni,
è un nulla per te la durata della mia vita.
Sì, è solo un soffio ogni uomo che vive.
(Sal 39)