V Domenica di Pasqua
At 10,1-5.24.34-36.44-48a; Sal 65; Fil 2,12-16; Gv 14,21-24
Miei cari, voi che siete stati sempre obbedienti, […] dedicatevi alla vostra salvezza con rispetto e timore. È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore. (Fil 2,12-13)
Paolo, scrivendo agli amati credenti di Filippi, ricorda a loro e a noi quanto sia importante che non smettiamo mai di curarci del nostro cammino nello Spirito: il nostro pensare e il nostro agire non sono mai neutri e insignificanti, ma ci fanno progredire – o, viceversa, ci fanno allontanare – dalla salvezza che Dio sta tessendo a nostro favore. Può accadere che ci si accontenti di quanto già scelto e vissuto, che ci si senta appagati, arrivati nel percorso di vita cristiana; come se Dio non avesse più nulla da attendersi da noi, come se potessimo mettere da parte la relazione con il Dio della nostra salvezza. Sappiamo bene quanto – anche nelle relazioni tra noi – sia importante la coltivazione continua dell’amore, dell’amicizia, dei segni di affetto e partecipazione. E perché mai dovremmo pensare che con Dio sia tutto definito senza bisogno di altri e nuovi passi di comunione? Lui ha un «disegno d’amore», scrive Paolo, e ce lo mette in cuore, ci sospinge con discrezione, perché ci ama e si fida di noi. Vogliamo resistergli ancora?
Preghiamo
Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità,
perché possano ritornare sulla retta via,
concedi a quanti si onorano del nome cristiano
di fuggire ogni incoerenza
e di vivere sempre secondo la loro dignità di creature redente.
(dalla liturgia)