Venerdì della settimana della VI domenica dopo Pentecoste
Gs 5, 2-12; Sal 46 (47); Lc 9, 23-27
Quarant’anni infatti avevano camminato gli Israeliti nel deserto, finché non fu estinta tutta la generazione degli uomini idonei alla guerra, usciti dall’Egitto; essi non avevano ascoltato la voce del Signore e il Signore aveva giurato di non far loro vedere quella terra che il Signore aveva giurato ai loro padri di darci, terra dove scorrono latte e miele. Al loro posto suscitò i loro figli e Giosuè circoncise costoro; non erano infatti circoncisi, perché non era stata fatta la circoncisione durante il viaggio. (Gs 5,6-7)
L’alleanza è donata dal Signore, ma questo non esime il popolo dall’accoglierla essendogli fedele. È necessario che tutti siano circoncisi, perché è necessario che ciascuno porti sul suo corpo il segno distintivo che il Signore ha richiesto come riconoscimento dell’alleanza. È un modo per non dimenticare l’origine della liberazione e per impegnarsi in prima persona a essere fedeli a quel momento, non basta sia avvenuto una volta per tutti, deve rimanere attuale per sempre.
Come avvenuto al popolo di Israele, per ciascuno è necessario verificare se il suo legame con il Signore si appoggia solo su un ricordo passato, rispetto al quale non si è fedeli, oppure se esso è mantenuto vivo nel presente.
Preghiamo
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.
I capi dei popoli si sono raccolti
come popolo del Dio di Abramo.
Sì, a Dio appartengono i poteri della terra:
egli è eccelso.
Dal Salmo 46 (47)