IX Domenica dopo Pentecoste

2Sam 12, 1-13; Sal 31 (32); 2Cor 4, 5b-14; Mc 2, 1-12

Così dice il Signore: “Ecco, io sto per suscitare contro di te il male dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un altro, che giacerà con loro alla luce di questo sole. Poiché tu l’hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole”». Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai».  (2Sam 12,11-13)

Si può rimanere stupiti per la rapidità con la quale il testo presenta il cambiamento della decisione del Signore. Quasi egli fosse volubile e le sue scelte leggere. Al contrario, tra il giudizio di condanna e quello, definitivo, di perdono, c’è un abisso, quello della libertà di Davide che riconosce il suo peccato e si converte. Quel fatto è l’unico scopo che si prefigge il Signore mandando a Davide il profeta Natan che parla al suo posto: la possibilità di suscitare la conversione. La salvezza di ogni essere umano dipende da quell’offerta, è sollecitata dalla grandezza del Signore per il quale il perdono non corrisponde a dimenticare la storia precedente, bensì a fondarne una nuova, di vita piena.
Fare esperienza del perdono del Signore significa prendere sul serio ogni azione commessa, affinché il futuro che si apre possa corrispondere pienamente all’alleanza con lui.

Preghiamo

Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.

Dal Salmo 31 (32)

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