Lunedì della III settimana di quaresima
Gen 17,9-16; Sal 118 (119),57-64; Pr 8,12-21; Mt 6,7-15
Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. (Mt 6,7)
Quante parole sprechiamo ogni giorno: in famiglia, al lavoro, tra amici… Parole che spesso non ci aiutano a incontrare l’altro, ma giudicano o si lamentano e ci portano a cogliere solo ciò che non va. E così non vediamo più i doni che ogni giorno ci sono fatti, ma solo quello che ci manca. E se ci capita di fermarci in preghiera diventa difficile lodare e ringraziare il Signore della vita, rischiando solo di chiedere e pretendere. Non è questo il modo di rivolgerci a lui, ci insegna oggi Gesù: ma ci invita a chiamarlo “Padre”, riconoscendoci suoi figli amati e, quindi, fratelli. Possiamo dunque camminare insieme e riconoscere il bene, il bello e il buono attorno a noi. È tutta questione di sguardo! Allora non sprechiamo parole, ma chiediamo a Dio: «Padre, in questa giornata e sempre, sia fatta la tua volontà!».
Preghiamo
La mia sorte, ho detto, Signore,
è custodire le tue parole.
Con tutto il cuore ti ho supplicato,
fammi grazia secondo la tua promessa.
Sono pronto e non voglio tardare
a custodire i tuoi decreti.
(cfr. Sal 118,57-58.60)