Santa Caterina da Siena

1Gv 1,5–2,2; Sal 148; 1Cor 2,1-10a; Mt 25,1-3

Anch’io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. (1Cor 2,1-2)

Paolo scrive ai cristiani di Corinto consapevole di essere uno strumento nelle mani dello Spirito, e desideroso di lasciar emergere proprio la forza persuasiva di Dio, molto più che non la sua dialettica; ci insegna così quanto il compito della Chiesa non sia mai quello di convincere, bensì di accompagnare, perché il volto di Dio si riveli attraverso la vita di Gesù. Non abbiamo altro che sia così importante come la grazia di aver potuto conoscere il Maestro e Signore: è la nostra vera ricchezza e la via dell’Evangelo. Questo non significa che si debbano accantonare la riflessione intelligente, la teologia raffinata, una presentazione della fede cristiana ragionevole e capace di coinvolgimento; ma non potremo trascurare quanto più conta, cioè che la nostra testimonianza sia ispirata, in ascolto della voce di Dio, tesa a far brillare il suo volto, e così capace di accantonare ogni percorso basato sul potere o sul visibile successo. «I dominatori di questo mondo non conoscono», ricorda Paolo (cfr. 1Cor 2,8): la strada dello Spirito è altra.

Preghiamo

Solo il suo nome è sublime:
la sua maestà sovrasta la terra e i cieli.
Egli è la lode per tutti i suoi fedeli,
per i figli d’Israele, popolo a lui vicino.

(Sal 148,13-14)

 

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