III Domenica di Pasqua
At 19,1b-7; Sal 106; Eb 9,11-15; Gv 1,29-34
Paolo, attraversate le regioni dell’altopiano, scese a Efeso. Qui trovò alcuni discepoli e disse loro: «Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?». Gli risposero: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo». (At 19,1b-2)
Noi ne abbiamo sentito parlare; e ne pronunciamo il nome magari anche più volte al giorno. Ma c’è da domandarsi se quella forza e quella vivacità che lo Spirito Santo immette nella comunità apostolica appaia visibilmente nella vita delle nostre comunità anche oggi. Forse il volto del nostro essere Chiesa, almeno qualche volta, non lascia trasparire che conosciamo davvero cosa sia la vita nello Spirito; forse anche noi ci fermiamo, come i credenti di Efeso, a un cristianesimo di regole e di precetti e a una appartenenza che si appoggia al battesimo d’acqua ricevuto magari tanto tempo fa. Ci è forse difficile dire cosa possa significare per noi oggi sperimentare quel “parlare in lingue e profetare” di cui gli Atti degli Apostoli ci narrano più volte; ma c’è certamente altro che deve apparire nel nostro agire quotidiano perché si possa riconoscere la forza innovativa e di rinnovamento che lo Spirito rappresenta per la Chiesa di ogni tempo, anche per la nostra oggi.
Preghiamo
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Ringrazino il Signore per il suo amore,
per le sue meraviglie a favore degli uomini,
perché ha saziato un animo assetato,
un animo affamato ha ricolmato di bene.
(Sal 107,1.8-9)