Lunedì della settimana della III Domenica di Pasqua
At 8,5-8; Sal 77; Gv 5,19-30
Le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri […] e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città. (At 8,6-8)
Che bello pensare a una città nella quale cresce una grande gioia! Che bello immaginare quale reciproca sana contaminazione avrà preso gli animi dei samaritani incontrati da Filippo, tale da trasformare il tono dell’intera città. Forse non è proprio la gioia ciò che caratterizza i luoghi in cui abitiamo; ma non è detto che ci sia impossibile lavorare perché il nostro vivere e lavorare insieme possa acquisire, se non proprio i tratti della festa, almeno quelli della serenità e di un diffuso piacere nel collaborare per l’edificazione di qualcosa di comune e condiviso. Filippo si adopera anzitutto per liberare quella comunità dalle forme del male che le abitano dentro, e si china con cura e attenzione sui più fragili e ammalati, indicandoci così la strada che potrà permettere ai credenti e agli uomini di buona volontà di ogni tempo di lavorare per la gioia delle nostre città: estirpare il male, anche con forza, e prendersi cura dei più indifesi. Così Filippo predicava il Cristo.
Preghiamo
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Molti sono i mali del giusto,
ma da tutti lo libera il Signore.
(Sal 34,19-20)