Mercoledì della settimana della V Domenica dopo l'Epifania
Sir 38, 34c – 39,10; Sal 62 (63); Mc 8, 1-9
Differente è il caso di chi si applica a meditare la legge dell’Altissimo. Egli ricerca la sapienza di tutti gli antichi e si dedica allo studio delle profezie. Conserva i detti degli uomini famosi e penetra le sottigliezze delle parabole, ricerca il senso recondito dei proverbi e si occupa degli enigmi delle parabole. Svolge il suo compito fra i grandi, lo si vede tra i capi, viaggia in terre di popoli stranieri, sperimentando il bene e il male in mezzo agli uomini. Gli sta a cuore alzarsi di buon mattino per il Signore, che lo ha creato; davanti all’Altissimo fa la sua supplica, apre la sua bocca alla preghiera e implora per i suoi peccati. (Sir 39,1-5)
Chi si pone in preghiera per incontrare il Signore è descritto come fosse un grande eroe, capace di una vita piena, che si confronta con il bene e con il male.
Spesso non ci si cura di quanto la preghiera, attuata nell’ascolto della Parola del Signore, possa cambiare un’esistenza, perché appare come un periodo di sospensione, che nessuno noterebbe se venisse a mancare nella vita di un credente. Al contrario, è lo strumento tramite il quale ciascuno può davvero incontrare il Signore perché ascoltando il suo appello è possibile rispondere costruendo un’esistenza che concretamente trova senso in lui.
Preghiamo
Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.
dal Salmo 62 (63)