Mercoledì della IV settimana di Pasqua
At 10,23b-33; Sal 97; Gv 7,40b-52
Voi sapete che a un Giudeo non è lecito aver contatti o recarsi da stranieri; ma Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo. (At 10,28)
Il contatto quotidiano, per anni, con Gesù non era bastato a Pietro per superare l’idea che la condizione di Israele come popolo eletto non consentisse ad altri di avvicinarsi al Messia Figlio di Dio. Un nuovo segno costringe Pietro a superare le proprie paure, a varcare la soglia delle leggi di purità e a guardare anche a un centurione come meritevole della propria vicinanza e attenzione. I nostri giudizi, a volte, non solo sono decisamente taglienti nei confronti di qualcuno o di alcune categorie di persone, ma ci spingono anche a prenderne radicalmente le distanze, escludendo ogni possibile rapporto, persino ogni minima considerazione; così priviamo noi e altri della ricchezza del regno di Dio che Gesù è venuto a portare. Pietro, in sé incapace di vedere oltre, ha saputo dare ascolto, così che la voce del Signore lo sospingesse oltre i propri limiti e gli consentisse di riconoscere la grazia del Signore anche là dove lui non poteva immaginare. Dio è sempre un passo più in là: e noi ci possiamo arrivare, con lui.
Preghiamo
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
(Sal 98,2-3)