V Domenica di Avvento
Mi 5,1; Ml 3,1-5a.6-7b; Sal 145 (146); Gal 3,23-28; Gv 1,6-8.15-18
«Ma prima che venisse la fede, noi eravamo custoditi e rinchiusi sotto la Legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la Legge è stata per noi un pedagogo, fino a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede». (Gal 3,23-24)
In questo brano si prende in considerazione il rapporto tra la Legge e Cristo. Interessanti i due participi leggermente in contraddizione: «custoditi e rinchiusi». Se da un lato il termine custodire indica una cura, dall’altro il termine rinchiudere indica una gabbia, si può dire che fino a Cristo la legge per noi era una gabbia che in qualche modo ci custodiva (da un certo punto di vista questo è il senso delle regole). La legge viene definita come colei che ci accompagna a Gesù, con lui la fede supera la legge, e tutti siamo figli di Dio grazie alla fede. Per Gesù l’unica legge che esiste è quella dell’amore che ci custodisce e ci apre a scenari inaspettati. Chi di voi non ha provato la verità della frase «c’è più gioia nel dare che nel ricevere?». Molto bello il termine «rivestiti», con il battesimo siamo entrati in una radicale novità di vita, in cui non hanno più senso le differenze. Ciò che distingue un cristiano dagli altri è proprio il compimento di quella legge che è l’amore.
Preghiamo
Ubi caritas et amor, ubi caritas Deus ibi est.