Lunedì della settimana della II domenica dopo Pentecoste

Es 12, 43-51; Sal 77 (78); Lc 5, 1-6

Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: «Questo è il rito della Pasqua: nessuno straniero ne deve mangiare. Quanto a ogni schiavo acquistato con denaro, lo circonciderai e allora ne potrà mangiare. L’ospite e il mercenario non ne mangeranno. In una sola casa si mangerà: non ne porterai la carne fuori di casa; non ne spezzerete alcun osso. Tutta la comunità d’Israele la celebrerà». (Es 12,43-47)

L’efficacia della Pasqua non si limita al momento in cui avviene. Quell’evento, già grandioso, è subito consegnato al popolo di Israele come un rito, è data la possibilità a ogni generazione di vivere la salvezza donata dal Signore.
Quell’evento distingue Israele dagli altri popoli, perché gli consente di riconoscere che il Signore lo ha scelto per liberarlo, così da consegnare a ciascuno la responsabilità di trasmetterne la memoria alle generazioni successive.
Ciascuno, oggi, ha la responsabilità di riconoscere che la Pasqua è compiuta in Gesù trasmettendone a tutti la Buona Notizia, celebrata vivendola.

Preghiamo

Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato
non lo terremo nascosto ai nostri figli,
raccontando alla generazione futura
le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto.

Dal Salmo 77 (78)

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