Lunedì della I domenica di quaresima
Gen 2,18-25; Sal 1; Pr 1,1a.20-33; Mt 5,1-12a
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. (Mt 5,12)
“Beati” significa “felici”. Gesù promette una felicità che non è semplicemente soddisfazione personale o generica serenità, ma una felicità che è pienezza. In un mondo impegnato nella ricerca del benessere individuale, la felicità rischia di coincidere col proprio “star bene”. Per il cristiano, felicità significa pienezza di gioia in Cristo. Gesù promette dunque la felicità piena a chi – in questa terra – sembra non poterla nemmeno sperare. Poveri, sofferenti, affamati di giustizia, perseguitati sono categorie di persone che giudicheremmo infelici, appunto.
Gesù insegna che felice non significa facile. La felicità che promette non è facilità di vita. Ma come è possibile essere felici nella sofferenza? Una prova semplice di questa possibilità di felicità nella sofferenza l’abbiamo nel fatto che quando si ama si è, paradossalmente, felici di soffrire per la persona amata. Così, dunque, la felicità piena promessa da Gesù non fatica a realizzarsi anche nella fatica di oggi, ma riceverà tutto il suo senso e la sua pienezza solo alla fine.
Preghiamo
Come ti cerco, dunque Signore?
Cercando Te, Dio mio, io cerco la felicità della vita.
Ti cercherò perché l’anima mia viva.
Il mio corpo vive della mia anima
e la mia anima vive di Te. Amen
(Sant’Agostino, Confessioni X, 20, 29)