Pentecoste

At 2,1-11; Sal 103; 1Cor 12,1-11; Gv 14,15-20

Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune. (1Cor 12,4-7)

Se ci sono caratteristiche dello Spirito che la Parola di Dio esprime costantemente, queste probabilmente sono la sua imprevedibilità e la sua capacità di costruire e abitare la comunione. Paolo scrive ai cristiani di Corinto sottolineando con forza la chiamata al «bene comune», orizzonte imprescindibile della docilità allo Spirito di Dio: riconoscersi diversi è ricchezza per una condivisione più efficace, non certo occasione per atteggiamenti oppositivi; accorgersi delle proprie qualità è via per un servizio più consapevole, non certo elemento di superbia. Lo Spirito ci sorprende per il modo libero con cui suscita nella Chiesa e nel mondo diversi «carismi», «ministeri», «attività». A noi sfugge la sua capacità di penetrare la storia e di sovvertire la nostra rigorosa programmazione: lo Spirito fa «come vuole» (1Cor 12,11), e noi non siamo né padroni né gestori della sua azione. Per fortuna. Celebrare la Pentecoste sia allora anzitutto riconoscenza gioiosa per questa libertà creatrice dello Spirito di Dio e impegno per favorire la comunione che dà gioia.

Preghiamo

Vieni, Santo Spirito,
riempi i cuori dei tuoi fedeli
e accendi in essi il fuoco del tuo amore. Alleluia.

(dalla liturgia)

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