Martedì della III settimana di Avvento

Ez 10,1-10.12-14.18-19.21-22a; Sal 88 (89); Ml 3,19-24; Mt 15,1-9

«Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me». (Mt 15,8)

Gesù in questo brano mette a nudo la differenza tra il credente che vive di fede e l’osservante che vive piuttosto di tradizioni, sottolineando come il credente viva dell’amore, mentre l’osservante, religioso o meno, vive in funzione del dovere, di una legge, di tradizioni. È il problema del cuore: il tuo cuore sta con Dio o con che cosa sta? La scelta radicale per l’uomo è quella del cuore. Cosa ha al centro il tuo cuore? Il comandamento fondamentale è amare Dio e amare il prossimo, è avere questo nel cuore; un cuore che non ha al centro Dio e il prossimo è un cuore che non sa amare, che non ha relazioni, ha solo relazioni ipocrite, che servono a gonfiare la propria immagine. Così, banalmente, anche quando andiamo a messa, facciamo un bel rito. Perché ci andiamo? Perché è precetto, perché è obbligo, per sentirci a posto, oppure perché il nostro cuore è vicino a Dio? Lo stesso discorso vale per la preghiera… preghi con le labbra o preghi con il cuore?

Preghiamo

Tu ci sei necessario, o Redentore nostro,
per scoprire la miseria morale e per guarirla;
per avere il concetto del bene e del male
e la speranza della santità;
per deplorare i nostri peccati e per averne il perdono.

(san Paolo VI)

 

 

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