III Domenica di Avvento

Is 35,1-10; Sal 84 (85); Rm 11, 25-36 Mt 11, 2-15

«Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: “Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio […] Egli viene a salvarvi”». (Is 35,1.3-4)

Nella pagina che leggiamo di Isaia c’è un quadro pieno di luce e di speranza. Il deserto si trasforma in un giardino di delizie; attraverso esso passeranno i rimpatriati di Sion, gli esuli ritornano in patria. Finalmente Dio mette mano alla storia e riprende a dare speranza al suo popolo deportato. L’immagine suggerisce una profonda trasformazione che avviene nell’animo dei deportati, per cui tristezza, avvilimento, scoraggiamento vengono radicalmente superati non attraverso uno sforzo della volontà, ma attraverso un dono del Signore, che ricrea e fa fiorire ogni cosa. Certamente anche coloro che ritornano devono mettere il loro sforzo, la loro collaborazione. È un ritrovare la forza nel Signore stringendo i legami comunitari, assumendosi la responsabilità per i più deboli, aiutandoli a ritrovare il cammino di fede.

Preghiamo

O Cristo, nostro unico mediatore,
tu ci sei necessario
per venire in comunione con Dio Padre,
per diventare con te, che sei suo Figlio unico
e Signore nostro, suoi figli adottivi,
per essere rigenerati nello Spirito Santo.

(san Paolo VI)

 

 

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