Lunedì della III settimana di Avvento

Ez 9,1-11; Sal 85 (86); Ml 3,13-18; Mt 13,53-58

«Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”. E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi». (Mt 13,57-58)

Gesù, dopo aver operato a Cafarnao, torna a Nazareth sua città natale. Si mette a insegnare nella sinagoga, ma le sue parole non piacciono! Il Gesù conosciuto fin dalla sua infanzia ora non sembra essere lo stesso. Non si accetta il mistero di Dio presente in un uomo comune. Per poter parlare di Dio, Gesù doveva essere diverso dai suoi concittadini che rifiutano l’idea che Dio si fosse incarnato. Non accettano che la sapienza e la potenza di Dio sia in quella persona concreta, che conoscono bene. Preferirebbero non conoscerla, allora se la inventano come vogliono. Il rifiuto che Gesù ha subito a Nazareth, a casa sua, è un po’ l’anticipo del rifiuto che subirà da parte del suo popolo, dai suoi; che poi, è il rifiuto costante che Gesù subisce dai suoi, cioè da noi perché siamo noi i suoi. Quindi ciò che è capitato a Nazareth, che è capitato a Israele è profezia costante di ciò che capita a noi. Noi lo conosciamo benissimo. Almeno pensiamo di conoscerlo, ma l’accettiamo davvero così come è? Come persona

Preghiamo

Tu ci sei necessario, o solo vero maestro
delle verità recondite e indispensabili della vita,
per conoscere il nostro essere e il nostro destino,
la via per conseguirlo.

(san Paolo VI)

 

 

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