San Marco evangelista

1Pt 5,5b-14; Sal 88; 2Tm 4,9-18; Lc 10,1-9

Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone. Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno. (2Tm 4,17-18a)

Paolo è in uno dei tanti momenti di difficoltà attraversati a causa dell’annuncio del Vangelo. In questo testo della sua seconda lettera a Timoteo, da una parte esprime con chiarezza il bisogno di essere aiutato, cerca sostegno da Timoteo stesso e da Marco, racconta quanto possano essergli di aiuto il suo mantello e le sue pergamene. D’altra parte, però, non toglie lo sguardo dalla vicinanza di Dio che continua a sperimentare e che gli consente di affrontare ogni disagio e fatica del suo impegno missionario. Paolo sa che la vita gli riserverà ancora di incontrare il «male» e di dover affrontare sfide per le quali si sente sproporzionato, come un uomo di fronte alla «bocca del leone», ma sa di non essere solo, anche se abbandonato da qualche compagno di viaggio e di fede e costantemente minacciato da oppositori tenaci e pericolosi. Il suo obiettivo è la diffusione della Buona Notizia che ha incontrato e che gli ha cambiato la vita, e questo merita ogni sacrificio, sapendo di camminare sotto la mano del Signore; e gli basta.

Preghiamo

Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà.

(Sal 89,2)

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