Mercoledì della II settimana di Pasqua
At 4,1-12; Sal 117; Gv 3,1-7
Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati. (At 4,11-12)
È una dichiarazione ferma, questa di Pietro, resa davanti ad anziani, scribi, e sommi sacerdoti: non può tacere il nome di colui che gli ha dato la possibilità di donare la guarigione allo storpio. Pietro non vuole parlare di sé, perché a lui non appartiene nessun potere e non è la sua persona che deve emergere di fronte al prodigio che si è manifestato: l’unico nome da pronunciare è quello di Gesù, il Salvatore. Le autorità religiose di Gerusalemme, dice Pietro, devono invece fare attenzione alle loro scelte, perché stanno mettendo da parte colui che può donare loro quanto cercano, stanno considerando scarto ciò che invece è più prezioso: loro, che come «costruttori» dovrebbero saper riconoscere ciò che dà stabilità e sicurezza al cammino, non riconoscono la «pietra» che può tenere in piedi la casa comune di tutti che Dio sta costruendo, la sua salvezza. Non ci accada che le nostre certezze ci chiudano gli occhi e ci impediscano di cogliere la presenza di Gesù, il Salvatore.
Preghiamo
Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,
perché sei stato la mia salvezza.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
(Sal 118,21-23)