Martedì della II settimana di Pasqua

At 3,1-8; Sal 102; Gv 1,43-51

«Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, alzati e cammina!» Lo prese per la mano destra e lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono e, balzato in piedi, si mise a camminare. (At 3,6-8a)

Pietro riconosce qual è la sua ricchezza, la benedizione che porta con sé: è la grazia di aver conosciuto Gesù e di muoversi nella vita cercando di seguire i suoi passi. È la bellezza dei suoi giorni, ed è ciò che può donare a chi gli si avvicina. È ancora compito oggi dei credenti: in un mondo dalle caviglie deboli, in un tempo che sembra avere respiro corto e incapacità di slanci promettenti, chi si fida di Gesù ha forse la possibilità di fare un grande dono all’umanità rallentata e scoordinata. Non sarà né il successo di alcuni, né la ricchezza di mezzi e strumenti a rendere migliore il mondo, a farlo correre gioiosamente; sarà invece il coraggio di prendere per mano la debolezza del nostro tempo, con l’approccio umile di chi vuole servire; sarà il gesto di chinarsi sulle ferite che la nostra umanità conosce, con lo sguardo appassionato di Gesù. Ci ritroveremo insieme, gioiosi, in un saltellante canto di lode per questo mondo amato da Dio.

Preghiamo

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

(Sal 103,1-2)

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