Os 1,9a;2,7a.b-10; Sal 102; Rm 8,1-4; Lc 15,11-32

 

L’attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. (Os 2)

 

La vicenda del figliol prodigo, di cui ci parla la parabola del vangelo, illumina l’atteggiamento di Dio nei riguardi del peccatore e di quanti pensano di poter vivere a modo loro, lontano dalla casa del Padre: è l’attesa paziente e amorosa che porta all’abbraccio accogliente e gioioso quando quel figlio decide di fare ritorno. Questo ritorno è suggerito al suo cuore dallo Spirito che, come ci dice il profeta Osea, attira nel deserto per parlargli e indicargli la giusta via.

Un metodo di relazione quella di Dio che a noi sembre addirittura eccessivo: fare festa perchè il figlio che tutto ha lapidato si è deciso a toranare a casa. In effetti, si è deciso a chiedere il perdono quando non aveva più risorse proprie, non aveva altre vie d’uscita. Questo inquieta anche il figlio maggiore che nel frattempo è rimasto fedele al padre e ha continuato a lavorare per lui; lui pensa di avere più diritti del fratello scapestrato che invece è nel cuore del padre che trepida per lui.

Ma il dono della grazia divina supera ogni calcolo umano. Proprio questo dovrebbe farci rallegrare perchè Dio scruta il cuore di ciascuno e sa cosa in lui c’è di buono e di ciascuno attende un ritorno.

 

Preghiamo col Salmo

 

Benedici il Signore, anima mia,

quanto è in me benedica il suo santo nome.

Benedici il Signore, anima mia,

non dimenticare tutti i suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,

guarisce tutte le tue infermità.

 
 

 

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